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avea preso per partito d’averla per forza; e cosi rapitala, con tutto ch’ella, piangendo e miserabilmente gridando, facesse ogni resistenza per non andare, a suo malgrado, tutta scarmigliata ne la menavano. Intanto, chiunque si fosse che la forza vedesse, ne portò novella alla Nape, Nape a Driante, e Driante corse subito a Dafni; il quale, udita la rapina della sua Cloe, tutto stordito e fuori di se stesso restando, non attentandosi di parlarne col padre, né potendo l’indugio sofferire, a piè del giardino uscitosene, cosi piangendo prese a dolersi : — O sfortunato me, come in mal punto sono io stato ritrovato! Quant’era il meglio ch’io fossi ancora capraro! Quant’ero io piú felice in servitú che non sono in questa mal acquistata franchezza! Allora vedev’io la Cloe, allora l’avevo sempre meco; ora Lapo me l’ha rapita e vassene. Oimè! che questa notte dormirá seco; ed io mi sto qui a bere e festeggiare. Dolente me, spergiuro me, che tante volte ho giurato invano e per Pane e per le capre e per le ninfe ! — Mentre che cosi il giovinetto si lamentava, Gnatone, che nell’uscir del giardino gli avea tenuto dietro, e nascostosi di dentro fra certe nocciole, senza esser veduto, lo vedeva e sentiva, non prima attinse la cagione del suo rammarichio, che, pensando ciò dover esser buona occasione a rappattumarsi con esso lui, presi subitamente certi galuppi d’Astilo: — Oltre — disse a Driante — conducine al colle di Lapo. — E Driante, guidandoli per traietti e smozzature di strade, attraversò loro innanzi tanto, che appunto nel metter la fanciulla in casa, li vennero a rincontrare; ed allora Gnatone, fatto alto, mise i suoi galuppi in battaglia. E percioché vide, tra quei mascalzoni, certi visi burberi, con certe chiaverine e certi spuntoni rugginosi, a guisa d’avveduto capitano postosi nel ritroguardo, per salvezza della sua persona, con animose parole mise lor coraggio a combattere. Cosi dato dentro, e sbaragliato nel primo incontro lo stuolo de’ contadini, primieramente ricoverarono la preda; poscia, a guisa di micci bastonandoli, li misero in volta. In questo, Gnatone si mosse, ed, imbizzarritosi tutto, si spinse con la sua peccia avanti; e, come quello che dopo la vittoria disegnava il trionfo: — Ah! compagni — venia gridando, — la