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d’ammirazione a tutte l’altre. Ma, quando lo diciate o ve rimuginiate da voi, al vostro detto non sono obligato di credere, e la vostra imaginazione non fa caso. — Neanco a te — direte voi — s’ha da credere. — Sta bene: siamo in questo d’accordo. Resta che ci accordiamo a rimettercene (come è necessario) a terzi che ne sappiano piú di voi e di me: e per venire a questo, non vi contentarete voi del giudizio, dell’autoritá e dell’essempio di quelli che sono i maestri dell’arte dello scrivere, dai quali hanno imparato il Petrarca e tutti gli altri buoni scrittori, e che devrebbono aver insegnato ancora a voi di giudicare, se gli aveste letti, o ben letti, o sanamente interpretati? Se dite di no, buon prò vi faccia di quello «ipse dixit», poiché voi solo ve l’avete usurpato. Se di si, vediamo quel che costoro ne dicono. Ma bisogna prima saper la cagione perché il Petrarca non l’userebbe, secondo voi. Perché sono latine? Non è dunque lecito agli scrittori d’una lingua di valersi delle voci d’un’altra? O non sapete che non solamente è lor concesso d’usar quelle che son forestiere e pratiche del paese, come son queste; ma d’ammettere anco di quelle che non si sono mai piú scritte? e le nuove e le nuovamente finte, e le greche e le barbare, e le storte dalla prima forma e dal propio significato talvolta? e non solamente le parole, ma le figure del dire, trasportandole dall’una lingua all’altra, contra le regole e contra l’uso commune? E chi lo dice? Il Castel vetro forse? Lo dicono tutti i buoni autori della lingua greca e della latina, ed alcuni de’ nostri che scrivono dell’arte, e l’hanno messo in pratica tutti quelli che artifiziosamente hanno fino a qui scritto. Negatelo voi? Aristotile, si nella Poetica come nella Rettorica y non dice egli delle voci forestiere che si debbono ammettere; e non tanto che proibisca l’uso loro, ne’ poemi spezialmente, non lo loda? Non comanda che vi sieno mescolate delle «lingue» (ché sotto questo nome sono intese da lui) per dar grazia al componimento, e per farlo piú dilettevole e piú ritirato dal parlare ordinario? Non rende la ragione perché piú dilettano le composizioni cosi fatte, che l’altre, con quella bella similitudine de’ paesani e de’ forestieri? Se qui vi paresse che Aristotile fosse un balordo,