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RAGIONAMENTO SECONDO

Erano giá i frutti maturi, e, soprastando la vendemmia, ognuno in ogni villa era occupato intorno alle bisogne della ricolta: altri a stagnar tini, altri a conciar botti, ed altri ad altre cose diverse, come a procacciar pennati per tagliare l’uva, a tesser corbe per portarla, a commettere il torcolo per premerla, a far fiaccole per carreggiare il mosto di notte, a preparar graticci, imbuti, bigonci e simili altri istrumenti. Dafni dunque e la Cloe, lasciate le lor greggi per aiutarsi a vendemmiare, s’accomodavano vicendevolmente dell’opera loro; e Dafni serviva a pigiare ed imbottare, la Cloe a portare il desinare a’ vendemmiatori, a dar lor bere del vin vecchio, a vendemmiare le viti piú basse: percioché in Lesbo non usavano né pergole né albereti, ma tutte le lor viti si distendevano coi capi, a guisa d’ellera, tanto sopra terra, che un bambino, tosto che avesse avuto le braccia fuor delle fasce, vi sarebbe aggiunto. E, come suole avvenire nelle allegrezze di Bacco e nella nativitá del vino, vi s’erano raunate, per aiutare, di molte contadinelle vicine; le quali tutte, tosto che Dafni vedevano, gli fissavano gli occhi addosso, lo lodavano, e stupivano della sua bellezza, e l’agguagliavano a quella di Bacco; e furonvi di quelle piú baldanzose che lo baciarono: di che Dafni molto si compiaceva, e la Cloe molto se n’attristava. Dall’altro canto, quelli che pigiavano, mirando la Cloe si bella, la rimorchiavano, la motteggiavano, come satiri intorno a qualche baccante, furiosamente addosso le correvano; e l’uno diceva: — Io vorrei essere montone e cozzare innanzi a questa pastorella; — l’altro soggiungeva: — Ed io mi torrei d’esser pecora, pur ch’ella mi mungesse: — di che, per il contrario, la Cloe andava allegra e contegnosa, e Dafni se ne stava triste e pensoso. Pur nondimeno e l’uno e l’altra