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dorma. Male aggiate voi, becchi importuni, con tanto cozzare, e male aggiano i lupi, che divorati non v’hanno: che ben son piú poltroni che le volpi. Mentre che egli cosi parlando e contemplando si stava, una cicala, fuggendo avanti d’una ingorda rondinella, che per rapirla di sopra le si calava, cadde per avventura in seno alla Cloe, dove salvatasi, l’uccello, dal volo non si rattenendo, venne con l’ali rombando a strisciare per le guance e per lo petto della fanciulla. Per che subito desta, non sapendo che ciò stato si fosse, saltando e gridando si levò da dormire; ma poscia che vide la rondinella, che ancor d’intorno aliava, e Dafni che della sua paura rideva, presa sicurezza ed ancor sonnacchiosa, gli occhi stropicciandosi e ’l petto raffazzonandosi, si senti la cicala tramezzo le mammelle gracchiare, come se raccomandar le si volesse e della sua salvezza ringraziarla. Di che di nuovo la Cloe si mise a strillare, e Dafni di nuovo a ridere; e con questa occasione le mani in seno mettendole, fuora ne la trasse, che fra mano ancora non restava di gracchiare. La Cloe, veggendola, rise vezzosamente, ed in vezzi la si prese molte volte baciandola, e solleticandola perché la cantasse, e cosi cantando in seno se la rimise. Presero ancora diletto di una palombella, sentendola d’una vicina selva boscarecciamente lamentare; percioché, domandando la Cloe quel che la sua voce lamentevole volesse dire, Dafni in cotal modo le prese una sua favola a raccontare. — E’ fu giá, bella vergine, una vergine bella come tu sei, cantatrice come tu sei, e guardiana in queste selve di vacche, come tu sei di pecore. Del suo cantare molto le vacche si dilettavano; e pascendo non operava né mazza né pugnetto, ma col canto solo comandava loro, e sotto un pino sedendosi, di pino inghirlandata, e di Pane e del pino cantava. Pasceva per quel contorno medesimo un garzonetto vaccaro, bello ancor egli e bonissimo cantore. Questi, gareggiando seco di musica e disfidandola un giorno a cantare, in quel contrasto la melodia del giovinetto riusci, come di maschio, piú grande, e, come di putto, piú dolce; e la sua dolcezza invaghi tanto le vacche della fanciulla, che, tirandole fra le sue, la disarmentò d’otto delle migliori di tutta la sua torma. Prese