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Sei giunto a proposito — gli dissi dopo la colazione. — Ero sul punto di andar via senza più aspettarti.

— Otto giorni di maledetta febbre, altri quattro di prigionia, di riposo in casa per ordine del medico. Un’eternità! Che smanie! Ora mi rifarò del tempo perduto....

Egli rideva, mentre io dovevo apparirgli pallido come un morto. Ripetei:

— Ero sul punto di andar via.

— No. Rimarrai un paio di giorni, ora che ci sono io.... — rispose Paolo.

— Impossibile!

Non sapeva darsene pace. La signora Emilia aggiungeva anche lei qualche parola, ma non insistente e calorosa.

Avevo appena la forza di guardar Paolo in faccia; la sua schietta cordialità mi feriva il cuore. Fui fermo.

Verso le cinque di sera, sul punto di montare a cavallo:

— Senti, — egli mi disse, — sono in collera. Non ti accompagnerò nemmeno fino al limite dell’ex-feudo.

Infatti rimase su la terrazza.

Poi, volgendosi alla signora Emilia che, ritta in mezzo alla spianata, a pochi passi da me, mi guardava con occhi sdegnosi e turbati:

— Pregalo tu, — soggiunse. — Forse l’insistenza di una signora lo piegherà.

La signora Emilia si accostò, guardandomi fisso negli occhi; e con accento represso e vibrato mormorò, impallidendo: