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una profanazione. Oh! Colei mesceva la sua bassa sensualità a un sentimento che non avrebbe appannato il cuore più puro....

Sì, avevo bisogno di essere scortese. E non solo per protestare, ma anche per difendermi dalle strane impressioni della sua voce, che mi s’insinuavano per tutto il corpo vellicando dolcemente i nervi con irritazione delicata.

Temevo di dimenticare troppo presto le belle risoluzioni della notte.

Fu un istante.

Tornai a sedermi; volevo correggere quell’impeto troppo violento che l’aveva un po’ mortificata.

— Perdoni, — le dissi, — oggi sono nervoso. Il ricordo di Jela mi turba. Senta: ho le mani diaccie. E toccai le sue.

Ella mi guardava ammirando, con le sopracciglia un po’ aggrottate, le labbra strette e la faccia alquanto sollevata verso di me per fissarmi meglio.

Era Jela, proprio Jela!

Distolsi gli occhi.

Me la prendevo con Paolo che non veniva.

I giorni passavano apparentemente uniformi; ma il mio cuore era sconvolto. Non lottavo più, non resistevo; ragionavo e tentavo scusare agli occhi della coscienza quella vigliaccheria.

Non ero ancora arrivato al punto di dimenticare i miei doveri di amico; non osavo ancora pensare che, come tant’altri, quest’amore avrebbe potuto scivolare anch’esso sul mio cuore senza lasciarvi segno, senza ledere i diritti del purissimo affetto di Jela, no, questo ragionamento mi sarebbe parso un’empietà. La rassomiglianza