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attorno, ministri, principi, cavalieri in gran gala che aspettavano.

Quando fu l’ora, s’intese nella via:

— Cenci, donnine, cenci! —

A questo grido il puttino di terra cotta scoppiò, e ne usci fuori un bel giovinotto fra un gran rovesciarsi di monete, che ruzzolavano da tutte le parti.

Il Re, contento anche perchè riacquistava tutti i suoi quattrini, voleva abbracciarlo come un figliuolo; ma quello corse prima dalla sua mamma e non sapeva staccarsela dal petto:

— Bimbo mio, tu sarai Re! Ed era già Reuccio, poichè il Re lo adottava! —

Qui entrò una guardia e disse:

— Maestà, c’è di là un cenciaiuolo; rivuole il suo soldo bucato. —

Il Re non ne sapeva nulla; ma la povera donna rispose subito:

— Eccolo qui. —

Sentita la storia di quel soldo, il Re pensò ch’era meglio tenerselo per sè. Andò di là, bucò un altro soldo e diede questo in cambio di quello al cenciaiuolo.

Ma gliene incolse male.

La prima volta che disse: