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LIB. I. 5

immenso; fuora del quale, oltra il cielo empyreo et la sedia de beati, niente altro sia; et gli habbia dato questa forma rotonda, come più capace di tanta varietà, et numero di cose; et accio che in se stesso con tanti et si diversi movimenti si volga. Et contemplo etiandio il mutabile artificio de cieli, il supremo de quali in ventiquattro hore con maravigliosa velocità si volge dal levante in ponente, gli otto inferiori trahendosi dietro; che in diversi et più lunghi tempi fanno e suoi rivolgimenti incontro à quello. Et miro il cielo stellato si tardamente compire il suo corso; che se l’ingegno più avanti non considerasse; il senso non potrebbe discerner essere in quello alcun moto oltra il primo. Poi veggio tante stelle render nel cielo incredibile splendore, delle quali benche solamente mille ventidue siano state da nostri maggiori conosciute; pur si comprende che sono innumerabili; et sotto à quelle n’è un’altra in un cielo particolare; che in trenta anni intorno gira, chiamata Saturno, nontia de futuri danni, et significante à chi sotto essa si nasce noia, maninconia, et angoscie. À questo è prossimo Giove, più lucido et favorevole à chi egli nel suo nascimento si truova guardare con buono aspetto; et come minore, in dodici anni compie il suo giro. Seguita adietro Marte, che in due anni torna al grado, onde fece partita; stella focosa et ardentissima, et di morti, et di guerre minacciosa. Tra le tre gia dette, et tre altre che di sotto stanno, tiene il luogo di mezzo il Sole, cagione della vita di tutti gli animanti, la cui faccia è tanto luminosa, che si chiama fontana di lume, et dà luce all’uni-