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LIB. III. 58

do non fosse et per quello, et contra quello da molti disputata. Dall'amor segue l'atto carnale: il qual in tanta stima d'alcuni è stato tenuto: che Sardanapallo volle che nella sua sepoltura fosse scritto. Io ho quello che il corpo ha divorato, et il piacer che 'l satiato appetito della carne ha sentito: niuna altra cosa m'è rimasa. Sentenza al mio giuditio degna da scriver nella sepoltura d'uno animale privo di ragione, et non d'huomo: affermando haver quelle cose, che più dell'altre in un momento se ne passano. Quanto più giustamente havrebbe scritto, che della libidine et ingordigia sua solamente gli fosse rimasa l'infamia: la doppò mille et mill'anni ancora gli resta. Et se volete vedere quanto cotal'atto è cosa brutta: mirate la penitenza, che à tutti doppò 'l fatto ne segue: mirate ancora come quelle parti, che in cio s'adoprano, per ciò che non possono honestamente esser vedute, dalla Natura sono state nascose: et Adam, avegna non fosse vivente al mondo, che Eva, cacciato dal terrestre Paradiso; et accortosi esser cosa vergognosa l'aspetto di quella radice, che produce gli huomini; subito la coperse con la foglia del fico. Il medesimo coprimento scrive Homero haversi fatto Ulisse; quando ignudo scampato dall'adversa fortuna del mare se ne andò ad Alcinoo. Le leggi civili etiandio per dimostrar quanto sia questa cosa vergognosa: vogliono che quelli huomini siano riputati stolti; et gli sia vietato il governo delle cose loro familiari, che palesemente scoprono quelle parti, per cui sono


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