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della melica. 689

poichè questo residuo serve a far scope, le quali indirettamente costituiscono il maggior reddito della coltivazione della melica. Lo stelo bene spesso raggiunge un’altezza di 2m ed anche più.

Il prodotto maggiore che si possa ottenere da un ettaro di terreno ben coltivato a melica è di 40 ettolitri circa di grano, e di 4000 chilogrammi circa di fusto con fiore atto a far scope. Il resto dello stelo può servire per lettiera nelle stalle. Il valore commerciale dei grano è di 2/3 circa inferiore a quello del frumento.

Questa coltivazione a primo aspetto sembra assai vantaggiosa riunendo assieme il valore del grano, e di quanto può essere convertito a far scope. Ma quando si tenga conto dell’attento lavoro che esige il terreno, della sua qualità fertile o del concime che abbisogna, non che della durata della sua coltivazione, ben si vede che a ben poco si riduce l’utile. Il frumento permette una seconda coltivazione, ci fornisce un foraggio ed una paglia migliore, e permette di convertire il terreno a spianata. La melica all’incontro esaurisce il terreno di più, e non ci fornisce che una grossolana e dura lettiera, ed uno scarso e duro foraggio colle foglie. Il frumento mal riesce dopo la melica, e meglio giova lasciar in riposo la terra, indi concimar bene per coltivarvi qualche altra pianta in primavera che non sottragga molto al terreno, singolarmente di materie organiche. L’agricoltura ben intesa deve non solo guardare il presente, ma eziandio il futuro, e perciò una delle principali cure d’un buon agricoltore dev’esser quella di stabilire una rotazione che s’addica alle circostanze terrestri ed atmosferiche del proprio fondo, e che gli produca di più consumando di meno.

§ 713. Havvi pure una varietà di sorgo, detto sorgo zuccherino (sorgum saccarinum) e da alcuni miglio o panico di Cafreria perchè abbonda in quel paese, come in molti altri dell’Africa dove col grano si ha una farina, e col fusto si prepara una specie di bevanda spiritosa. Per quest’ultima proprietà, indicante che la pianta contiene dello zucchero, se ne volle tentare l’acclimatizzazione in Europa qual surrogato alla canna da zuccaro. Verso il principio di questo secolo l’Arduino a Padova ne provò in grande la coltivazione, ma riconobbe che non era vantaggiosa, e che non poteva supplire la canna da zuccaro. Ora nuovamente la si provò in Francia, e pare con migliore successo, se dobbiamo credere alle relazioni che ci vengono di là.