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64 il ciocco


a voi, a voi, girovaghe Comete,
che sapete le vie del ciel profondo;
o Nebulose oscure, a voi, due siete
granai del cielo, ogni cui grano è un mondo:

di là di voi, di là del firmamento,
di là del più lontano ultimo Sole;
io grido il lungo fievole lamento
d’un fanciulletto che non può, non vuole

dormire! di questa anima fanciulla
che non ci vuole, non ci sa morire!
che chiuder gli occhi, e non veder più nulla,
vuole sotto il chiaror dell’avvenire!

morire, sì; ma che si viva ancora
intorno al suo gran sonno, al suo profondo
oblìo; per sempre, ov’ella visse un’ora;
nella sua casa, nel suo dolce mondo:

anche, se questa Terra arsa, distrutto
questo Sole, dall’ultimo sfacelo
un astro nuovo emerga, uno, tra tutto
il polverìo del nostro vecchio cielo.


   Così pensavo; e lo Zi Meo guardando
ciò ch’io guardava, mormorò tranquillo:
“Stellato fisso: domattina piove„
Era andato alle porche il suo pensiero.
Bene egli aveva sementato il grano
nella polvere, all’aspro; e san Martino