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ogni animo gentile, che alla imitazione dovrebbe invitare, a fine che non si vedessero tanti prodotti di felicissimo ingegno brutti sempre d’amari umilianti detti all’Italiano mio sesso indirizzati; detti che imprimono nell’anima e nella memoria degli stranieri indelebili idee tanto fallaci quanto funeste, la cui ricordanza diviene insopportabile a chi nutre alti sensi d’onore e di vera nazional carità.

Ben grave il danno sarebbe ov’io parlassi a tale, che pertinace alla voce santa del vero si ricusasse di udirla; ma poiché in cuore mi posa una lusinghiera speranza che grato e rispettato e sacro vi sia questo lume divino, e che nel fondo dell’anima onesta impressa stiavi la grande importanza di un onorato nome, a Voi stessa io mi appello: a Voi, dottissima Lady, di probe e colte matrone sorella, se della patria, se del proprio sesso si possa soffrire macchiato il nome! Ditelo se retto cuore, se avete anima generosa. Bene io so, che non potrete negarmi, essere giusto e santissimo il dritto di difesa, cui il men forte non rinunzierebbe giammai. Non vi sia quindi grave, s’io qui ricordo alcune oltraggiose memorie a Voi sfuggite nel vostro libro; nè vi offenda ch’io m’adoperi a confutarle, esponendo alcune incontrastabili verità che mi serviranno di base.

Dietro al mio assunto mi sarà facile provarvi, che le vostre accuse