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che la poesia in discussione sia stata scritta di getto — quale ne fosse la data —, e che il Campanella fosse un uomo preciso, ordinato e sistematico.

Tutto quello che noi sappiamo intorno alla sua persona ce lo mostra in una luce affatto diversa, e quanto al modo da lui tenuto nel comporre sia in versi che in prosa sappiamo egualmente che lungi dal comporre di getto e in maniera definitiva, ruminava continuamente o scrivendo a più riprese, o ricomponendo e trasformando non solo nella forma, ma anche nella sostanza. Cosi è avvenuto, per dire di opere assai note, della Monarchia dí Spagna e della Cittá del sole, e, tra le poesie, ci è dato vedere un esempio tipico di doppia redazione nei due componimenti sostanzialmente identici, l’uno dei quali, incluso nella Scelta, porta il titolo: Agli Italiani che attendono a poetar con le favole greche (n. 36), l’altro è stato trovato nel Ms. Ponzio senza titolo, sotto forma di sonetto caudato (vedi pp. 216-18). Giá lo stesso Amabile, cosí attento, non aveva mancato di fare l’osservazione generale che riusciva assai difficile stendere un catalogo esatto delle opere del Campanella, «perché, tra le sventure sofferte dall’autore, diverse sue opere furono composte e ricomposte anche con diversi titoli successivamente... mentre le fortunose circostanze della vita dell’autore dovevano certamente influire di molto sopra le idee in esse sviluppate» (Am. T. C., I, p. 39). Se non che tralasciò di fare l’applicazione di questo criterio generale al caso particolare, che pure ci rientrava assai bene. Ci è perfettamente lecito pensare infatti che la canzone sia stata abbozzata o anche stesa interamente in una prima redazione tra il 1606 e il ’607; ripresa e completata o rimaneggiata nel 1613. È probabile che questa seconda redazione sia stata fatta in fretta, pel desiderio, molto naturale in uno scrittore, di offrire all’Adami, che si profferiva di pubblicare anche le opere poetiche, una poesia che almeno formalmente si presentasse come originale (onde la determinazione cronologica dei «quattordici anni»). Ma l’impostazione della poesia rimaneva quella di sette od otto anni prima e rimaneva anche nel titolo il nome di colui al quale era indirizzato quell’atto di contrizione in versi (Berillo). Un altro uomo, un poeta sul tipo di un Petrarca, di un Ariosto, si sarebbe sentito assai a disagio davanti a quei due tronconi di poesia di tempi e circostanze tanto differenti, e non avrebbe avuto pace fino a che non li avesse saldati insieme. Ma il Campanella da questo lato era rimasto uno