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Sicule Muse, incominciate il pianto.
Ma tutti n’han la pena; ed io piangendo
140Nel comun lutto il duro fato accuso.
E s’io potessi, com’Orfeo, che scese
Fino all’Inferno, o come Ulisse, o come
Prima di quegli Alcide, ah! certo anch’io
A casa di Pluton dicenderei,
145Per veder se tu ancora a Dite canti,
E per udir che vai cantando. Or tempra
Sicule note e boscherecci suoni
A Proserpina pur, che sull’etnèo,
E sul Siculo lido ai giochi intenta
150Dorici accenti modulò. Non senza
Premio il canto sarà. S’ella concesse
Al dolce sonator di cetra Orfeo
Euridice menarne, ella sui monti
Te pur rimanderà. Che s’io potessi,
155Sonar l’avena a Pluto anch’io vorrei.
MEGARA MOGLIE D’ERCOLE
Idillio IV
Perchè mai tanto con atroci doglie,
O dolce Madre, il core amante affliggi,
Nè serbi in volto il bel di pria vermiglio?
Che mai così ti crucia? I mali immensi,
5A cui vil uom soggetta il tuo gran Figlio,
Qual cerbiatto un lion? Deh! perchè mai
Tanta mi fero i Numi eterni ingiuria?
Perchè origin mi diero i genitori
Sotto stella sì cruda? Oh me infelice!
10Dacchè sì degno eroe m’accolse in letto,
L’onorai sempre al par di mie pupille,
E lui di cor pur anco onoro e colo.
Ma fra i viventi alcun giammai non v’ebbe