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sto partirsene indignato, dopo una prova quanto breve altrettanto infelice.

Eletto a capo del suo comune, dopochè il governo per tre o quattro volte aveva annullate le terne del consiglio, fu confortato dalla benevolenza dei suoi concittadini e dal voto unanime dei consiglieri nella lotta incessante e penosa sostenuta contro gli arbitrî governativi. Fu costretto tuttavia a ritirarsi anche per aver promosso con uno zelo non perdonato e non perdonabile l’educazione popolare, e per aver efficacemente cooperato all’istituzione di asili per fanciulli e fanciulle.

Nutrendo qualche predilezione pegli studî sociali e letterarî, scrisse articoli d’economia e di statistica, fece una traduzione con commenti dell’opera di Guglielmo Elis intorno all’economia sociale, e dettò in varie circostanze quei sermoni di argomento economico, educativo e morale, i quali apparvero poi insieme raccolti in un volumetto della biblioteca popolare edita in Firenze dal Le Monnier.

Al cadere del governo romano, nel giugno 1859, il Martinelli fece parte della commissione nominata pel buon ordinamento delle finanze, e membro dell’assemblea dell’Emilia, fu relatore della proposta unanimamente adottata per dichiarare decaduto in perpetuo il governo temporale pontificio. Le encicliche papali e gli scritti oltramontani gli dettero occasione di pubblicare in risposta due opuscoli, i quali furono riprodotti in parecchi giornali stranieri.

Appartenne alla commissione legislativa istituita nelle provincie dell’Emilia, e fece pur parte della commissione temporanea che fu aggiunta per voto del Parlamento al Consiglio di Stato.

Non dobbiamo trascurare di dire che il Martinelli si è occupato con molta attenzione dell’ordinamento amministrativo e finanziario del regno, sul quale argomento ha scritto varie note che non mancano di profondità e di saggezza.

Inviato deputato al Parlamento nazionale dal collegio di San Giovanni in Persiceto fino dal 1860, egli si è veduto, nel 1861, riconfermare dai suoi elettori l’importante mandato.