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sera. Il generale era da più giorni malato di febbre terzana e quello era il suo giorno di tremito convulso; pur nondimeno ei di persona dispose i suoi avamposti sulla strada di Germignaga, e sul lato opposto del paese.

«In sull’annottare venne avvertito che un drappello di settecento fanti imperiali senza alcun sospetto appressavansi alla borgata; incontanente egli pose in agguato cento uomini dietro una siepe tra la casa della contessa Crivelli e una casa detta della Beccaccia; altri cento li mandò per un piccolo colle che domina la strada di Varese; il resto lo lasciò come corpo di riscossa sulla ripa del lago. Per la fretta non si poterono mettere in posizione i due cannoni ch’erano a bordo. Allorchè gli Austriaci si furono tanto inoltrati da percuoterli in pieno, i rimpiattati levaronsi in piedi e con terribile grido fecero fuoco; le palle prendendo obliquamente le colonne in marcia, vi seminarono la strage. Alcuni danno in dirotta; altri, avvedutisi d’onde partivano le offese, volgono a destra per togliere posizione sul colle; ma bersagliati anche da quell’altura, parte s’impossessa della locanda, parte si forma in colonna a trecento passi dal paese. Il generale li attacca con duecentocinquanta uomini colla baionetta spianata, e l’istinto della propria conservazione prevalendo alla disciplina, dopo breve conflitto li spinge laceri e sanguinosi a fuga precipitosa. Quelli che eransi fortificati nell’albergo della Beccaccia opponevano una vigorosa resistenza; il capitano Vecchi e il maggiore Angelo con una compagnia del battaglione pavese corrono all’assalto, sfondano l’uscio di sotto e nell’ebbrezza del trionfo fanno pagar caro a quanti entro trovarono gli stupri, le rapine, le devastazioni di ogni maniera tollerate dal maresciallo nei suoi durante la guerra dei quattro mesi. Rimasero morti sul campo venticinque soldati e un ufficiale nemico; la legione ebbe quattro morti e otto feriti, fra cui vari ufficiali.»

Avendo rifiutato di riconoscere l’armistizio Salasco, e circuito per ogni dove da soverchianti forze nemiche, mentre le sue genti non assuefatte ai disagi, alle