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degli sbirri austriaci il sangue de’ milanesi, fino a quello in cui scoppiò la rivoluzione, il podestà ed i suoi assessori furono in continua ed aperta lotta contro i reggitori stranieri. Non dobbiamo tuttavia tralasciare di riferire che il 2 gennajo del 1848 il conte Casati s’intermise tra le guardie di polizia, che avevano spianate le bajonette, e la moltitudine onde impedire l’effusione del sangue, e che, arrestato da queste stesse guardie e maltrattato, venne tradotto al commissariato centrale di Santa Margherita. Nel seguente giorno, quando la truppa fece man bassa sul popolo egli accorse a protestare in unione all’assessore conte di Belgiojoso presso il generale Radetzky. Un proclama del podestà Casati, in quell’occasione produsse il miglior effetto sugli animi de’ Milanesi ed indignò altamente il militare austriaco.

Si fu per tali eminenti servigi resi dal conte Gabrio ai proprî concittadini che questi vollero farne eseguire il busto in marmo a testimonianza di loro riconoscenza, e siccome la modestia del nostro protagonista lo induceva a rifiutare tale attestato di gratitudine, gli vennero offerti, legati in un magnifico album, i fogli coperti dalle firme de’ soscrittori all’ideato monumento.

È pur cosa da notarsi che, mentre il Casati protestava contro le arbitrarie deportazioni che venivano tuttodì effettuate in Milano, si discuteva ne’ superiori consigli se convenisse decretare la sua; giudicata troppo pericolosa, si credette però doverne abbandonare il pensiero.

Spuntato il 18 marzo si deve pure a Casati se si decise che le truppe non occupassero i posti della città prima di mezzogiorno; mentre se il contrario fossesi acconsentito, il moto di quel dì per avventura non avrebbe potuto verificarsi.

Recatosi alla testa del popolo al palazzo di governo, nel ritornarne fu aggredito dalle truppe con una scarica di pelottone e ritrattosi in casa Taverna, ove si stabilì il centro della rivoluzione, gli fu offerta l’importante ed ardua carica di presidente del governo provvisorio, carica ch’egli non esitò punto ad accettare, a condizione che s’invocasse il possente soccorso del re