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generosi primi promovitori del movimento liberale calabrese scoppiato in Cosenza il 2 giugno 1848, e cooperando attivamente a sostenere il Governo provvisorio, ne fece poi parte in qualità di commissario del potere esecutivo.

Essendo riuscito il Borbone a spegnere la rivoluzione, cominciarono le persecuzioni ed i giudizi, e Marsico, in contumacia, fu condannato a morte col terzo grado di pubblico esempio, e ripetuta la procedura in proposito, era dichiarato inimico pubblico, e si metteva una taglia per avere la sua testa. Lungo e penosissimo sarebbe l’enumerare le sevizie, le angarie e le violenze adoperate dal Governo borbonico a perseguitare Marsico, il quale, fidente in una riscossa, non avea lasciata la terra natia, bastando semplicemente il dire come per obbligarlo a presentarsi in carcere, fu l’unico suo figlio Michelino mandato incatenato a confine di Catanzaro, la moglie e la sorella confinate a Cosenza. La veneranda sua madre Maria Mazzei, circondata nel suo letto di morte, da una squadra di venticinque a sessanta carabinieri, che a tutta spesa e danno di Marsico, erano di permanenza in sua casa; incarcerati amici, dipendenti e domestici e messa a ruba e soqquadro la sua proprietà. Uno stato di cose così violento fece impressione sopra di Marsico, e gli fece concepire l’idea che sarebbe accusato di egoismo, continuando a tollerare che, non solamente la sua famiglia, ma i suoi amici soffrissero per causa sua. Si decise adunque a presentarsi, e ciò effettuò in maggio 1858.

Marsico sostenne la carcere, nonchè il giudizio con quella calma impassibilità e dignità che gli è propria, ed il procuratore generale Mensurati in gennaio 1860 nella sua requisitoria, ne domandava nuovamente il capo, richiedendo pure l’esemplarità pubblica nel terzo grado; ma i tempi erano cambiati, perchè apertamente si cospirava in Calabria e in Sicilia, e la maggioranza della Corte Speciale veniva a consigli più miti. Sciolto da tutte le tiranniche pastoie, quando l’ultimo dei Borboni fingeva richiamare in vita la costituzione del 1848, Marsico secondava il movimento