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lo scambio di lettere, ed ecco che subito la fatalità ci perseguita, e ti fa cadere ammalato. È una barbarie. — Intanto, finchè tu non sia guarito, ti scriverò tutti i giorni; sono certa che ciò ti farà piacere, perchè ogni mattina, svegliandoti, tu troverai una mia lettera al tuo capezzale che ti porterà il primo saluto.

«Così potessi venir io a surrogare la tua povera mamma! Con quanto amore ti assisterei vegliando le notti, e prestandoti tutte quelle cure che io sola saprei immaginare. Stamane i’ era in giardino con quest’idea per la mente, e parevami di vederti nella tua camera più pallido dell’usato; io era al tuo fianco, ti parlava del nostro amore e di tutte quelle cose che tu solo sai comprendere; tu mi guardavi sorridendo, stendendomi spesso la mano come per ringraziarmi... Oh! sono certa che tu a questo modo, guariresti presto, perchè tanto farei, tanto pregherei la Santa Vergine, che infine tu saresti salvo. — Ma ohimè, ciò non è possibile, ed io debbo starmene lontana da te che amo tanto, e che soffri forse per causa mia; questo pensiero mi eccita al pianto; perchè mio buon Ermanno, io sento che per quanto faccia, non riuscirò mai a renderti felice!

«Sopportiamo, o caro, l’amarezza del nostro destino; non può essere che il nostro amore debba recarci per unico frutto una lunga serie di dolori.... Chissà, un presentimento secreto, mi dice che un giorno forse, saremo felici. — Spera, mio buon Ermanno, spera con me nell’avvenire; esso è incerto, ma non potrà essere ingiusto.

«Il signor Paolo, mi scrisse che fra pochi giorni verrebbe a trovarci; se tu fossi allora guarito, sono certa che non mancheresti di venire; la sarebbe pure una grande fortuna!

«Jeri ho detto per te una grossa bugia, della quale