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di eccessivo romanticismo, ma io non ho nessuna colpa, o mia Laura, se tutte le volte che penso a te, m’inebbria un profumo tale di poesia, che mi trae fuori della realtà. — Io non ho nessuna colpa, se ovunque nel cielo, nel lago, nei colli, nei fiori, ed in tutta natura veggo la mia Laura.

«Spesso m’assale una vaga inquietudine, una stanchezza morale che mi opprime e sconforta; anche la natura nel suo grandioso assieme, inspira talora la malinconia più desolante. — Nel contemplare quest’immenso tratto di colli, valli, e pianure che si spiegano agli occhi miei, penso fra me stesso che questo soggiorno può essere un cielo di delizie per coloro ai quali arride la felicità; alla vista di tanta maravigliosa creazione assorta nel riposo, vergine da ogni corruttela del mondo, il cuore si dilata, e pregusta le gioie di una fortunata calma.

«Io pure cerco d’inebbriarmi nell’abbracciare avidamente questo immenso giardino che perdesi lontanamente in un roseo orizzonte, mi trasporto col pensiero su pei ciglioni delle Alpi, ed allorchè il giorno sta sul cadere, allorchè la natura, tutta s’imbruna dei morenti colori del tramonto, e la brezza vespertina mi aleggia in viso, fissando lo sguardo sul tranquillo specchio del lago solcato in lontananza da una barca che si discerne appena per un punto nero ed una lunga striscia sull’onda, mi figuro che quella navicella sia l’imagine della speranza. — Costringo l’occhio a seguirla finchè il punto nero rimpicciolendosi sempre più perdesi in una vaga sfumatura, e quando tutto è scomparso, me ne resto immobile, fisso a quella volta. — Le tenebre della notte, celano il punto delle mie illusioni, e sospirando ritraggo lo sguardo.

«Tal è la vita mia buona Laura. — Una memoria, una speranza e un punto. — Jeri nel silenzio della