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nato alle capricciose modulazioni armoniche. La musica era cessata, l’ultimo accordo, moriva oscillando mestamente, ed ella ancora non tornava in sè.

— Oh la bella musica! sclamò, è una qualche fantasia questa?... come si chiama?

— Sì Laura, mormorò sommessamente Ermanno prendendole le mani, è una fantasia senza nome che si potrebbe intitolare Il Ritorno della speranza; non è un volo della mente, ma un gemito del cuore che chiede: Ti ricordi sempre di me?...

La giovinetta si fece rossa in viso, abbassò modesta lo sguardo abbandonandosi languidamente sulle sue braccia, e mormorò con voce tremante e confusa:

— Oh Ermanno!... può ella... puoi tu dubitarne?...

Quel rimprovero racchiudeva in sè tanta ingenuità, tanto amore, che il giovane provò rimorso d’averlo provocato, e facendola sedere a lui di fianco soggiunse mirandola dolcemente negli occhi:

— Perdona Laura se la mia prima parola fu l’espressione d’un dubbio, ma io aveva tanto bisogno di sentire che la memoria di me non è puranco cancellata dal tuo cuore, che tu pensi qualche volta al povero ed oscuro artista che vive solo di te...

— Oh! sempre, Ermanno, sempre e per sempre! Come mai potrei dimenticarti se io ti vedo dappertutto, come, come obliarti se tu mi fai felice?...

— Sei tu sempre la stessa, ferma ne’ tuoi sentimenti? Ripetilo, ciò mi sarà di gran conforto nell’avvenire — Dacchè tu lasciasti Brescia o Laura, io ho perduta la mia pace e tutto me stesso. Non so dirti la desolazione che produsse in me la tua lontananza, e dopo pochi giorni d’inutile resistenza, eccomi qui a chiederti se ti ricordi ancora del tuo Ermanno.... Non esagero credilo dicendoti che tu prendesti il primo posto nel mio avvenire; non esagero dicendoti che mia madre