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Cospettone! avevano dormito più di quattro ore: una nottata!

Svegliò la moglie, e spalancò la finestra.

Uno sprazzo di sole traforava con un trapano di raggi i nuvoloni, lumeggiando la riviera di aranciato; i culmini, le torri ed i comignoli si ergevano rosei, fiammeggianti, iridescenti stonature, nel cielo bieco e tempestoso.

I Gibella avevano un difficile problema da risolvere. Far colazione alle tre, era troppo tardi, pranzare era troppo presto.

Scesero abbasso in cucina, ma nessuno aveva tempo di guardarli. L’ostessa preparava il caffè per la famiglia Segezzi, la figlia era affaccendata nel preparare una lunga tavola, e l’oste badava ai suoi fornelli perchè aspettava da un momento all’altro la comitiva da Soriso.

I Gibella sedettero contro una tavola, e stettero a guardare il curioso spettacolo che davano gli sposi nella sala, a uscio aperto, senza un ritegno al mondo della gente che vedeva.

La Zina era seduta in grembo allo sposo, babbo e mamma abbracciati ammiravano la figliuola con gli sguardi natanti fra la letizia e la sbornia.

E poi la Zina sporgeva le labbra a trombetta