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16 epistola dedicatoria

ignoranti del bene e male, quando posseano esser titillati dal desiderio di sapere bene e male, e per conseguenza non ne possevano aver notizia alcuna; quando possevan credere una bugia, che li venisse detta dal serpente: quando se li posseva donar ad intendere sia a questo, che benchè Dio avesse detto, che morrebbono, nè potesse essere il contrario, in cotal disposizione erano grati, erano accetti, fuor d’ogni dolor, cura e molestia. Sovvegnavi ancora ch’amò Dio il popolo ebreo, quando era afflitto, servo, vile, oppresso, ignorante, onerario, portator de’ cofini, somaro, che non gli possea mancar altro, che la coda, ad esser asino naturale sotto il dominio dell’Egitto: allora fu detto da Dio suo popolo, sua gente, sua scelta generazione. Perverso, scellerato, reprobo, adultero fu detto, quando fu sotto le discipline, le dignitadi, le grandezze e similitudine de gli altri popoli e regni onorati secondo il mondo. Non è chi non lode l’età dell’oro, quando gli uomini erano asini, non sapean lavorar la terra, non sapean l’un dominar a l’altro, intender più de l’altro, avean per tetto gli antri e le caverne, si donaro a dosso come fan le bestie, non eran tante coperte e gelosie, e condimenti di libidine e gola, ogni cosa era comune, il pasto eran le poma, le castagne, le ghiande in quella forma che son prodotte da la madre natura. Non è chi non sappia, qualmente non solamente ne la specie umana, ma ed in tutti i generi d’animali la madre ama più, accarezza più, mantien contento più ed ozioso, senza sollecitudine e fatica, abbraccia, bacia, stringe, custodisce il figlio minore, come quello che non sa male e bene, ha de l’agnello, ha de la bestia, è un asino, non sa così parlare, non può tanto discorrere, e come gli va crescendo il senno e la prudenza, sempre a mano a mano se gli va scemando l’amore, la cura, la pia affezione, che gli vien portata dai suoi parenti. Non é nemico, che non compatisca, abblandi-