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nella forma che sono da’ poeti discritti, cioè giganti con un occhio solo in fronte, poniam che, si come io credo, e’ non sieno mai stati al mondo. Ma ci sono bene stati uomini gi- ganti: non dico gli Atlanti che abbiano sostenuto il cielo con le spalle, non i Polifemi che abbian varcato il mare a guazzo (che di cotali Macrobio, Aulo Gellio, anzi Lucrezio stesso con molta ragion si ridono), ma parlo dei Nembrotti, dei Golia, e di quelli che furon veduti dagli esploratori di Mosé in Cananea, e d’altri, de’ quali fan testimonio le vere istorie: e ci sono stati parimente degli uomini con un occhio solo in fronte, veduti da sant’Agostino in Etiopia, e da altri nella Scizia, chiamati Arimaspi. Onde ha potuto Omero veri- símilmente poetando introdurre i Ciclopi, che sono e giganti ed Arimaspi, il cui congiugnimento non porta seco alcuna aperta ripugnanza. Dico aperta ripugnanza, perché mentre i poeti han finto i Centauri, i Minotauri, gí’Ipogrifi ed altri cotai composti di nature diverse, hanno creduto di poterle finger verisímilmente, perché la incompatibilità di due speci- fiche nature in un soggetto solo non è manifesta se non a chi la misura, si come fé’ Lucrezio, con le più esatte regole della buona filosofia; dalle quali il verisímil poetico non vuoi esser gran fatto ristretto. La seconda maniera è quando la cosa che si finge non è né è stata né tutta insieme né in parti separate, ma ci è bene ed è stata altra cosa, la quale ha seco alcuna somiglianzà od analogia, per cui si fa credibile che se questa è, anche quella possa essere. Copiosissimi esempli ce ne somministrano tutte quelle finzioni che i poeti hanno inventate degli dii, di loro quelle azioni e quegli affetti introducendo che negli uo- mini avvengono. E s’avesser posto cura di non attribuire agli dii se non quegli affetti e quelle azioni che convengono ad uomini virtuosi e grandi, non avrebbon forse ecceduto il ve- risimil poetico. Ma non è sceleratezza in terra che non abbiano portata in cielo: e perٍ da Piatone e da altri sono le lor favole a ragion derise ed aborrite. La terza maniera è quando quel che si finge non è