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a cuore; so che in questa impresa dal favor non men di chi l’ampugna che di chi la difende sarٍ cortesemente atato. L’amor dunque di Celia, non lo scompiglio d’amore, intendo. L’amor di Celia, s’egli è ben inteso, non è di mal esemplo agli amanti, anzi che per molta utilità che loro apporta, della repubblica d’Amore è benemerito. Si certo, quasi ch’io il giurerei: ma voi il vedrete al fine. In tanto vi priego che almeno il mi crediate, acciٍ che senza animosità possiate be- nignamente ascoltarmi. Comanda il principe la difesa di Celia, ma non è chi ne dimostri l’offese; forse perch’io non ne sbigottisca: pur non è mica leggiera impresa l’aversi a schermir da arme invisibili. Odo ben io che l’amor di Celia pare a molti che non sia né possibile né verisimile, e che perٍ non sia soggetto poetico; ma le ragioni né da altrui ho intese, né da me stesso ho sapute fingermi tali, che mi paian degne di cotanto, per la mia Celia, certo troppo ornato strepito. Non è perٍ che, perché il male non veggo, punto me n’assicuri: lo infermo che il suo mal non sente è moribondo o farnetico. Perٍ mentre d’intorno alla difesa di Celia argomento, priego ciascuno, e di cuore il priego, che s’io pur erro, Terror mi dimostri, ch’io ne prometto l’ammenda. Ora avend’io dunque a dimostrare se l’amor di Celia, qual nella nostra favola si rappresenta, è soggetto poetico, in due parti principali tutto il discorso ho distinto. Nella prima, dovendosi le cose più generali mettere innanzi, vedremo in comune qual sia l’amor di Celia, quai le cagioni dell’amore, quale il soggetto poetico per quella parte ch’alia presente materia si richiede; nella seconda, l’amor di Celia più distintamente in cinque capi dividendo, vedremo se ali’amor di Celia le condizioni del suggetto poe- tico in ciascuno di quei capi si convengono. G. BoNARELLi, Filli di Sciro.