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ATTO QUINTO
a cui tutti ammutirٍ. Indi soggiunse:
— Udite, o traci, udite:
l’alte leggi di Tracia han forza solo
ne lo ’mpero di Tracia,
contr’a’ servi di Tracia.
Ma costoro non sono
servi di Tracia, e Sciro
non è, come credete,
non è soggetta a quello impero. Udite
il decreto real, che qui d’intorno
al proprio cerchio, in cui
è l’imagine impressa,
con figure d’Egitto a sacre note
iscolpito si legge. — Ad alta voce
egli ? lesse; ed io ’ntenta
l’udii, e cosi fiso
me l’ho stampato al cor, che giurerei
di saperlo ridir, né d’errar punto.
Nar.Deh dillo, io te ne priego!
Serp.Filide di Siren, Tirsi d’Ormino
sarà noto, dovunque il ciel si vede,
che amanti amor li fe’, sposi la fede,
servi il destino: il re gli ha liberati,
ESSI NON PUR, MA SCIRO, OND’e’ SON NATI.
Cosi less’egli, e: — Questi (indi riprese,
Niso e Clori additando)
questi sono i felici,
cui tanto poté far benigna stella
al cielo, al re graditi.
Son dessi, io li conosco.
A voi ciٍ basti, o traci. E voi vivete
(cosi disse, rivolto
con lieto sguardo ai fortunati amanti),
voi vivete felici amanti e sposi.
Riprendansi le madri i figli al seno,
e vadano cantando