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50 | DONNA VITTORIA |
come fa, che a Vostr’Altezza non dorrebbe perdere e vita
e Trono, ma l’ucciderebbe il pensiero di perdere lddio.
Queste parole però non debbono solo essere proferite con
forza, debbono addimostrare un cuor fermo, su di una
fronte serena: che ciò che si vede, è ciò che persuade.
E niun riguardo faccia menomamente transigere l’Altezza
vostra da ciò che prescrive la religione in cui ebbe la sorte
di nascere; giacchè Iddio che segno per l’Inghilterra nella
reale vostra Persona la Ester de Cristiani, le chiederà se
veramente se l’Evangelica legge che decantava seguiva
co’ fatti, mentre ove questi manchino, nulle, e ſors’anco
a riso, muovono le vane parole. Con queste, ed altre esortazioni di non dissimile tenore, la saggia dama inſondeva
nella abbattuta Duchessa quel vigore di cui abbisogna chi
senza molte speranze di esito felice, restale ad agire per
serbare la propria coscienza illesa dal rimorso: quando il
Duca venne dal re chiamato a Londra con la sposa.
Il Senatore Davia era rientrato in patria con la consorte, e questa pensando di non lasciare mai più l’amata sua famiglia aveva con calore riprese tutte quelle pratiche di pietà commutate in altre, a seconda le imponevano le circostanze.
Nè scorse molto che Carlo II. venne a morte improvvisa, non però tanto repentina da togliergli prima di spirare poter dichiararsi cattolico; come confermarono i fogli pubblicati in appresso dal Duca di Jork suo fratello, quale malgrado i differenti partiti dei sudditi, salì al Trono d’Inghilterra col nome di Giacomo II, generalmente acclamato. Un tale felice successo riempiè di gioia Donna Vittoria che scrisse lettere di vero congratulamento alla nuova regina. Ella era accorsa ne’ perigli, ne’ lieti momenti spediva un foglio! Sua Maestà Maria Beatrice aggradiva i sensi dell’antica