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portato, qual seno l’abbia nutrito, non lo so. Ohimè, amico (mio), mi sbalordisce1, non posso più tener dietro alla sua intelligenza. Mi sono ingannato, io tre volte infelice! Armeggiavo per avere uno scolaro, e mi son ritrovato ad avere un maestro2.

3. Intendo bene, o amici, la mia vergogna, che, vecchio come sono3. son stato vinto da un bimbo. Ho proprio da disperarmi, a cagione di questo ragazzo; perché non posso in questo momento guardarlo in faccia. E quando tutti diranno che sono stato vinto da un bimbetto, che potrò replicare? e che spiegare circa quanto m’ha detto sulle linee della prima lettera?4. Non lo so, o amici, perché non conosco né il principio né la fine di lui5.

4. Perciò ti supplico, fratello Giuseppe, riconducilo a casa sua. Questi è qualcosa di grande, o un dio o un angelo, o non so che dire»6.

VIII7.

1. E poiché i Giudei davan dei consigli a Zaccheo, il bambino rise molto e disse: «Fruttifichino ora le cose tue8, e i ciechi di cuore ci

  1. Ἐηχεῖ (Tischend.). meglio di Ἐξήχει, ch’è la lezione de’ codici ritenuta dal Thilo (ma in nota preferisce l’altro verbo). È un neologismo derivato, sembra, dal tardo ἔξηχος = amens (Cfr. Du Fresne, Gloss. med. et inf. Graec. s. v.). Il Lat.: o amici mei, dimissus sum in mentem meam, illusus ego miser.
  2. Lat.: Ego autem dicebam me habere discipulum, ipse autem inventus est magister.
  3. Meno bene il Lat.: Et turpitudinem meam non possum praevalere, quia senex sum; et quid ei loquar non possum invenire. Unde habeo irruere in validam infirmitatem et de isto seculo transmigrare, aut de ista civitate egredere, quia omnes viderunt turpitudinem meam infans decepit me.
  4. Lat.: Quid habes ad alios respondere aut quales sermones recitare eo quod vicit me in prima littera?
  5. Ovvero «di essa»? Lat. neque primordium neque finem possum invenire quid ei respondeam. Onde si potrebbe ritenere l’αὐτοῦ un’aggiunta di copisti: «perché non so né come cominciare né come finire».
  6. In Red. B è assai più concisa: καὶ ἀκούσας ὁ Ζακχαῖος τὰς τοιαύτας προσηγορίας τοῦ ἑνὸς γράμματος. (Lat. cum vidisset Zacheus quia taliter divideret primam litteram), ἐκπλαγείς οὐκ εἶχεν ἀποκριθῆναι αὐτῷ, καὶ στραφείς λέγει τῷ Ἰωσήφ· Αδελφέ, τὸ παιδίον τοῦτο ἀληθῶς οὐκ ἐστι γηγενές. ἆρον οὖν αὐτὸ ἀπ´ἐμοῦ, «E Zaccheo udendo siffatte designazioni dell’unica lettera, sbalordito non sapeva che rispondergli. E voltosi dice a Giuseppe: Fratello, questo bimbo davvero non è di nascita terrena; piglialo dunque con te».
  7. Cfr. Ps.-Mat. XXXI. In Red. B questo c. VIII manca del tutto.
  8. Sembra doversi intendere: «ciò che è accanto a te serva di salu-