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[St. 51-54] libro iii. canto v 81

         Rugiero aponto si era rivoltato
     Per vendicar lo oltraggio ricevuto,
     E vidde il colpo tanto smisurato,
     Che de una dama non l’avria creduto.
     Barigano in duo pezzi era nel prato,
     Nè a tempo furno gli altri a darli aiuto,
     A benchè incontinente e’ destrier ponsero;
     Ma, come io dico, a tempo non vi gionsero.

         Onde adirati, per farne vendetta
     Contra alla dama tutti se adricciarno.
     Rugier de un salto in mezo a lor se gietta,
     Per dipartir la zuffa, abenchè indarno;
     Non val che parli, o che in mezo se metta,
     E Martasino e Pinador cridarno:
     Tu te farai, Rugier, qua poco onore:
     Contra Agramante èi fatto traditore.

         Come quella parola e oltraggio intese
     Il giovanetto, non trovava loco,
     E sì nel core e nel viso se accese,
     Che sfavillava gli occhi come un foco;
     E messe un crido: Gente discortese,1
     Lo esser cotanti vi giovarà poco.
     Traditor sete voi; io non sono esso,
     E mostrarò la prova adesso adesso.

         Tra le parole il giovane adirato
     Urta il destriero adosso a Pinadoro.
     Or vedereti il campo insanguinato,
     E de duo cori arditi il bel lavoro.
     Chi gli assalta davanti, e chi da lato,
     Chè molta gente avean sieco coloro;
     Dico gli cinque re, de che io contai,
     Avean con sieco gente armata assai.

  1. P. Oh gente.