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[St. 51-54] libro iii. canto iii 49

         Ciò riguardando varca di bon passo;
     E gionse a quella tana in su la intrata,
     Qual molto è grande dentro da quel sasso,
     E riccamente d’oro è lavorata.
     Poi che ebbe sciolto quindi il re Gradasso
     E la dama, che al scoglio era legata,
     Tutti se revestirno a nove spoglie,
     Chè veste ivi trovarno e ricche zoglie.

         Montarno, e ciascadun forte camina;
     Sieco è la dama dal viso soprano,
     E via passando a canto alla marina
     Iscorsero una nave di lontano.1
     Viddero in quella, quando se avicina,
     L’alta bandiera del re Tibïano:
     Qual era parte di questa donzella,
     Tolta da loro alla fortuna fella.

         Re de Cipri in quel tempo e de Rodi era
     Quel Tibïano e[t] d’altre terre assai,
     E va cercando per ogni rivera
     De la filiola, e non la trova mai;
     Onde di doglia in pianto se dispera,
     E mena la sua vita in tristi guai.
     Come la dama la bandiera vide,
     Per allegrezza a un tratto piange e ride.

         Già meglio se comincia a discernire
     La nave e la sua gente tutta quanta;
     E la donzella non può sofferire,
     Ma con la veste a quella nave amanta;
     E, senza più tenirvi in lungo dire,
     Salirno al legno; e la zoia fo tanta
     Quanto a sì fatto caso esser credia,2
     Trovando lei che morta esser tenìa.

  1. Mr. e P. di lont.
  2. P. quanta.