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orlando innamorato |
[St. 31-34] |
Non fu dato credenza al mio parlare;
Da Rodamonte apena me diffese,
Quando a Biserta io presi a racontare
La possanza di Carlo in suo paese.
Se io dissi veritate ora si pare,
Chè faciamo la prova a nostre spese;
Or fuggi tu, dapoi che ti bisogna,
Chè qua voglio io morir senza vergogna.
Così dicendo quel crudo vecchiardo
Via va correndo e Marbalusto lassa;
Tagliando e’ nostri senza alcun riguardo
E sempre dissipando avanti passa.
Da ciascun canto quel pagan gagliardo1
Destrieri insieme et omini fraccassa.
E ne lo andare il forte saracino
Trovò Ranaldo a fronte e Martasino.
Perchè, dapoi che in sè fu rivenuto,
Fu con Ranaldo di novo alle mano,
Ma certamente gli bisogna aiuto,
Chè male il tratta il sir de Montealbano.
Come Sobrino il fatto ebbe veduto,
Cridava, essendo alquanto anco lontano:
Ove son le prodezze e l’arroganze
Che dimostravi in Africa di zanze?
Ov’è lo ardir che avesti, e quella fronte2
Che dimostravi in quello giorno, quando3
Con tal ruina giù callavi il monte
E che stimavi tanto poco Orlando?
Or questo che ti caccia non è il conte,
Che avevi morto e preso al tuo comando;
Questo non è colui che ha Durindana:
E pur ti caccia a guisa de puttana.
- ↑ P. ciascun lato.
- ↑ T., Ml. e Mr. Ove lo.
- ↑ Ml. dimostravi questo.