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470 orlando innamorato [St. 23-26]

         A ciascadun di lor venne pietate,
     E destinarno di donarli aiuto,
     Avendo prima già tratte le spate:
     Non vole indarno alcun esser venuto.
     Ecco un leon con le chiome arrizzate,
     Maggior de gli altri, orribile et arguto,
     Che in su la ripa avea morto un destrero:
     Quello abandona e vien verso Rugiero.

         Rugier lo aspetta e mena un manroverso,
     E sopra della testa l’ebbe aggionto,
     E quella via tagliò per il traverso,
     Chè tra gli occhi e l’orecchie il colse a ponto.
     Ora ecco l’altro, ancora più diverso
     E più feroce di quel che io vi conto,
     Al re se aventa da la banda manca,
     E l’elmo azaffa e nel scudo lo abranca.

         E certamente il tirava de arcione,
     Se non ne fosse il bon Rugiero accorto,
     Qual là vi corse e gionselo al gallone,
     Sì che de l’anche a ponto il fece corto.
     Brandimarte ancor lui con un leone
     Fatto ha battaglia, e quasi l’avea morto,
     Quando se odirno eì corni e’ gran rumori
     Di quella gente, e’ cani e’ cacciatori.1

         Ora cantando a ricontar non basto
     Di loro e’ cridi grandi e la tempesta;
     Tutte le fiere abandonarno il pasto,
     Squassando e’ crini et alciando la testa.2
     Quale avean morto, e quale è mezo guasto;3
     Pur li lasciarno, e verso la foresta,
     Voltando il capo e mormorando d’ira,
     A poco a poco ciascadun se tira.

  1. P. e... e (e cosi il Virgili).
  2. Ml. e Mr. et alciarno.
  3. Ml. e Mr. morto qual e m.; P. omm. è.