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458 orlando innamorato [St. 39-42]

         Tra l’altre cose il più bel pavaglione1
     Che se trovasse in tutta la Soria.
     Ora spira levante, e il suo patrone
     Gli acerta che ogni indugia è troppo ria;
     Onde se accomandarno a Dolistone
     E a tutti gli altri, e vanno alla sua via,
     Passando Rodi e la isola di Creti;
     Col vento in poppa van zoiosi e lieti.

         Ma il navicare e nostra vita umana
     De una fermezza mai non se assicura,
     Però che la speranza al mondo è vana,
     Nè mai bon vento lungamente dura;
     Qual ora si levò da tramontana,
     Chiamando il Greco, che è mala mistura
     A cui di Creti vol gire in Cicilia;
     L’aria se anera e l’acqua si scombilia.2

         Dicea il parone: Il cel turbato è meco,
     E non me inganno già, ma ben me sforza,
     Perchè io vorebbi ne la taza il Greco,
     E lui me ’l dona ne la vela a l’orza.3
     Io non posso alla zuffa durar seco:
     Ove gli piace, convien che io mi torza.
Poi dice a Brandimarte: A dir il vero,4
     Con questo vento in Franza andar non spero.

         Africa è quivi dal lato mancino,5
     Se drittamente ho ben la carta vista,
     E noi volteggiaremo nel camino,
     Chè, quando non se perde, assai s’acquista.
     Forse mutarà il vento, Dio divino!
     E cessarà questa fortuna trista;
     Pregar si puote che un siroco vegna,
     Qual ci conduca al litto de Sardegna.

  1. T., Ml. e P. paviglione.
  2. Ml. Ciciglia-scombiglia; Mr. Cicilia-scombiglia; P. Siciglia-scompiglia.
  3. T. E me lo.
  4. T. e Mr. omm. a; P. dicea.
  5. T. e Mr. marino; Ml. matino.