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[St. 35-38] libro ii. canto xxvii 457

         Dapoi la matre con minor fatica
     Ridussero anco a sua credenza santa;
     E la corte da poscia a tal rubrica
     Se attenne, e la citate tutta quanta;1
     E, senza che di questo più vi dica,
     La grazia de le dame fu cotanta,
     Che de i monti d’Armenia alla marina
     Corse ciascuno alla legge divina.

         Ora de ricontar non è mestiero
     La festa, che ogni dì cresce maggiore;
     Qua se fa giostra, e là fassi torniero,
     Altrove è suono e danza con amore;
     Ma pur sta Brandimarte in gran pensiero,
     Nè se può il conte Orlando trar del core.
     In fine un giorno la sua opinïone
     Fie’ manifesta in tutto a Dolistone;

         Mostrando quasi aver fermato il chiodo
     Che in ogni forma Orlando vol seguire.
     Diceva Dolistone: Io non te lodo
     Per questo tempo adesso il dipartire;
     Ma, se pur de lo andare ad ogni modo
     Sei destinato, non scio più che dire,
     Nè di ciò la cagion più te dimando,
     Il gire e il star serà nel tuo comando.

         Una galea dapoi fu apparecchiata
     Di molte che ne avea quel barbasoro;
     Questa era la reale e meglio armata,
     Che avea la poppa tutta missa ad oro.
     Brandimarte e sua dama e più brigata
     Là se allogarno, con molto tesoro2
     Qual Perodia ha donato alla sua figlia,
     Rubin, smeraldi e perle a meraviglia;3

  1. Ml. otiene.
  2. Ml. alogiarno.
  3. Ml. e Mr. smiraldi.