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438 orlando innamorato [St. 23-26]

         Or Fiordelisa, interrompendo il dire,
     Il nome de la matre adimandava:
     Ma Brandimarte, che ha voglia de odire,
     Un poco sorridendo se voltava,
     Per Dio! dicendo, lasciala seguire,
     Chè voglia ho de ascoltar, se non ti grava;
     E Fiordelisa, che lo amava assai,
     Queta si stette e non parlò più mai.

         E Doristella segue: Il damigello
     Nel quale era promessa mia germana,
     Dapoi crescette, fatto è molto bello;1
     Nè, sendo una sua terra assai lontana
     Ove stava il mio patre ad un castello,
     Spesso veniva la persona umana
     A visitarlo, sì come parente,
     Ben che non sia per quello inconveniente.

         Andando e ritornando a tutte l’ore
     Di quanto dimorammo in quel paese,
     Mi piacque sì, ch’io fui presa d’amore,
     Veggendol sì ligiadro e sì cortese.2
     Lui de altra parte ancor me avea nel core;
     Forse perchè io l’amava se raccese,
     Chè quello è ben di ferro et ostinato
     Il qual non ama essendo ponto amato.

         Lui pur spesso ritorna a quel girone,
     E sempre il patre mio molto lo onora;
     In fin gli aperse la sua intenzïone,
     Credendo che io non sia promessa ancora;
     Ma quel malvaggio, perfido, bricone,
     Che occidesti al palazo in sua malora,
     Me avea richiesta proprio il giorno istesso,
     E ’l vecchio patre me gli avea promesso.

  1. T., Mr., Ml. e P. omm. è.
  2. Ml. Venuto si.