Pagina:Boiardo - Orlando innamorato II.djvu/432

422 orlando innamorato [St. 19-22]

         Veggendo tal ruina Narbinale,
     Conte de Algira, quel saracin fiero,
     Ben che abbia altro mestier, chè fu corsale,
     (Era ancor destro e forte in su il destriero):
     Costui veggendo il gran dalmaggio e il male
     Che fe’ la dama per ogni sentiero,1
     Con una lancia noderuta e grossa
     A lei se afronta e dàgli alta percossa.

         Ma lei de arcion non se crolla nïente,
     E mena sopra a l’elmo a quel pagano,
     E calla il brando giù tra dente e dente;
     Quel cadde morto del destriero al piano.
     Quando ciò vidde la pagana gente,
     Ben vi so dir che a folta se ne vano2
     Chi qua, chi là, fuggendo a più non posso;
     Ma sempre e’ Cristïan lor sono adosso.3

         Tenne la dama diverso camino,
     Lasciando a man sinestra gli altri andare,
     E gionse dove Orlando il paladino
     Stava for dello arcion per trabuccare.
     Vero è che Rodamonte il saracino
     Non lo toccava e stavalo a mirare;
     La dama ben cognobbe il pagan crudo
     Al suo cimiero e alle insegne del scudo.

         Onde se mosse, e verso lui se afronta.
     Or se rinova qui l’aspra battaglia4
     E’ crudel colpi de taglio e di ponta,
     Spezzando al guarnimento piastra e maglia;5
     Ma nel presente qua non se raconta,
     Perchè Turpin ritorna alla travaglia
     Di Brandimarte e sua forte aventura,
     Sin che il conduca in Francia alla sicura.

  1. T., Ml. e P. fa.
  2. Ml. e Mr. omm. a; P. in.
  3. Mr. omm. e.
  4. Ml. qui sarinova; Mr. e P. qui si rin.
  5. P. il guarn.