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[St. 31-34] libro ii. canto xvii 289

         Voltosse verso Alzirdo il pro’ Rugiero,
     E quel ferì de un colpo sì diverso,
     Che a gambe aperte il trasse del destriero;
     Poi mena a Sorridano un gran roverso,
     E lui distese sì come il primiero.
     Allor fu Bardulasto tutto perso,
     Nè gli bastando d’affrontarsi il core
     Venne alle spalle il falso traditore;

         E ferì de una ponta nel costato
     Quel franco giovanetto a tradimento.
     Quando Rugier si sente innaverato,
     Forte adirosse e non prese spavento;
     E verso Bardulasto rivoltato,
     Lo vidde ritornar di mal talento
     Per donarli la morte a l’altro tratto;
     Ma non andò come credette il fatto.

         Chè, rivoltato essendo a lui Rugiero,
     Non lo sofferse di guardare in faccia,
     Che era in sembianza sì turbato e fiero,
     Che par che al mondo e ’l cel tutto minaccia;1
     Onde esso, rivoltato il suo destriero,
     Fuggendo avante a lui si pose in caccia.
     Rugiero il segue, e sembra una saetta,
     Cridando: Volta! volta! Aspetta! aspetta!

         Ma quel, che non volea ponto aspettare,
     Giva ad un bosco assai quindi vicino,
     Credendo di nascondersi e campare;
     Ma troppo corridore era Frontino.
     Non valse a Bardulasto il speronare,
     Chè presso al bosco il gionse il paladino,2
     Là dove al suo dispetto essendo gionto,
     Venne animoso a quello extremo ponto;

  1. T. il cel; Ml. e Mr. el cel; P. il mondo e ’l.
  2. Ml. che presso.