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[St. 7-10] libro ii. canto xvii 283

         E la schiera di lui stava da lato,
     Come tal fatto non toccasse a loro):
     Onde e’ due franchi re ch’io v’ho contato,
     Io dico Pulïano e Pinadoro,
     Avendo il campo alquanto circondato,1
     Ferirno a tutta briglia tra costoro,
     E ferno aprir per forza quella schiera,
     Gettando a terra la real bandiera.

         Alla guardia di quella era Grifaldo
     Re di Getula, e ’l re de la Alganzera:2
     Bardulasto avea nome quel ribaldo,3
     Di cor malvaggio e di persona fiera.
     Nè l’un nè l’altro al gioco stette saldo:
     Fo lor squarciata in braccio la bandiera,
     E fo Grifaldo tratto de l’arcione
     Da Pulïano a gran confusïone.

         E Bardulasto quasi tramortito
     Fu per cadere anch’esso alla foresta;
     Chè Pinadoro, il giovanetto ardito,
     A gran roina il gionse in su la testa;
     Onde, al colpo diverso imbalordito,
     Via ne ’l porta il destriero a gran tempesta;
     E Pinadoro a gli altri se disserra,
     E questo abatte, e quello urta per terra.

         Gionse alla fronte il forte re di Fersa,
     Fiaccando sopra a l’elmo la corona,4
     Che ne andò a terra in più parte dispersa;
     Poi verso Alzirdo tutto se abandona,
     E tramortito al campo lo riversa.
     Questo Alzirdo era re di Tremisona;
     Gettollo a terra il re di Constantina,
     Che sopra al campo mena tal roina.

  1. Ml., Mr. e P. alquanto il c.-
  2. P. Getulia; Ml. el re; T. e Mr. il re; P. Algazeva.
  3. T. e Mr. Bardalusto
  4. P. omm. a.