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212 orlando innamorato [St. 59-62]

         Al passo di Morgana, ove era il lago
     E il ponte che vargava la rivera.
     Il conte riguardando assai fu vago,1
     Chè più Aridano il perfido non vi era.
     Così mirando vidde morto un drago,
     Et una dama con piatosa ciera
     Piangea quel drago morto in su la riva,
     Come ella fusse del suo amante priva.

         Orlando se fermò per meraviglia,
     Mirando il drago morto e la donzella,
     Che era nel viso candida e vermiglia.
     Ora ascoltati che strana novella:
     La dama il drago morto in braccio piglia,
     E con quello entra in una navicella,
     Correndo giù per l’acqua alla seconda,
     E in mezo il lago aponto se profonda.

         Non dimandati se il conte avea brama
     Di saper tutta questa alta aventura.
     Ora ecco di traverso una altra dama
     Sopra de un palafreno alla pianura.
     Come ella vidde il conte, a nome il chiama
     Dicendo: — Orlando mio senza paura,
     Iddio del paradiso ha ben voluto
     Che qua vi trovi per donarmi aiuto.

         Questa donzella che è quivi arrivata,
     Come io vi dico, sopra il palafreno,
     Era da un sol sergente accompagnata.
     Di lei vi contarò la istoria apieno,
     Se tornarete a questa altra giornata,
     E di quella del drago più nè meno,
     Qual profondò nel fiume; or faccio ponto,
     Però che al fin del mio cantar son gionto.


  1. P. rimirando.