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210 orlando innamorato [St. 51-54]

         Al re dicendo: Or non sai che al scemare
     Che fa la luna, il perde lo intelletto?
     Io credea che ’l dovesti ramentare,
     Perchè poco davante io l’avea detto.
     Alora Astolfo cominciò a cridare:
     Ahi renegato cane e maledetto!
     Un calcio ti darò di tal possanza,
     Che restarà la scarpa ne la panza.

         Diceva il re: Tenitelo ben stretto,
     Però che ’l mal li cresce tutta via.
     Ora ad Astolfo pur crebbe il dispetto,
     E fu salito in tanta bizaria,
     Che minacciava a roïnar il tetto,
     E tutta disertar la Pagania,
     E cinquecento miglia intorno intorno
     Menare a foco e a fiamma in un sol giorno.

         Comandò il re che via fosse condutto;
     Ma quando lui se vidde indi menare
     Et esser reputato paccio al tutto,
     Cominciò pianamente a ragionare.
     Dapoi che non aveva altro redutto,
     Con voce bassa il re prese a pregare
     Che ancor non fusse de quindi menato,
     E mostrarebbe a lui che era ingannato;

         Però che, se mandava alla pregione,
     E facesse Ranaldo qua venire,
     O veramente il giovane Dudone,
     Da lor la verità potrebbe odire;
     E che lui volea stare al parangone,
     E se mentisse, voleva morire,
     Et esser strascinato a suo comando,
     Chè questo è Brandimarte, e non Orlando.