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[St. 87-90] libro i. canto i 25

       L’Argalia forte in mente si turbava,
     Vedendo che costui sì poco il stima
     Che nudo alla battaglia lo sfidava,
     Nè alla seconda guerra nè alla prima,
     Preso due volte, lo orgoglio abassava,
     Ma de superbia più montava in cima;
     E disse: Cavallier, tu cerchi rogna:
     Io te la grattarò, chè ’l ti bisogna.

       Monta a cavallo ed usa tua bontade,
     Chè, come digno sei, te avrò trattato;
     Nè aver speranza ch’io te usi pietade,
     Perch’io ti vegga il capo disarmato.
     Tu cerchi lo mal giorno in veritade,1
     Facciote certo che l’avrai trovato;
     Diffendite se pôi, mostra tuo ardire,
     Chè incontinente ti convien morire.
       Ridea Feraguto a quel parlare,
     Come di cosa che il stimi nïente.
     Salta a cavallo e senza dimorare2
     Diceva: Ascolta, cavallier valente:
     Se la sorella tua mi vôi donare,
     Io non te offenderò veracemente;
     Se ciò non fai, io non ti mi nascondo,
     Presto serai di quei de l’altro mondo.
       Tanto fu vinto de ira l’Argalia,3
     Odendo quel parlar che è sì arrogante,
     Che furïoso in sul destrier salia,
     E con voce superba e minacciante
     Ciò che dicesse nulla se intendia.
     Trasse la spada e sprona lo aferante,
     Nè se ricorda de l’asta pregiata,
     Che al tronco del gran pin stava apoggiata.4

  1. P. tu ricerchi il.
  2. P. ’l stimava.
  3. T. da.
  4. P. spronò.