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[St. 31-34] libro i. canto xiii 245

         Avea il conte Orrisello una sorella,
     Che de tutt’altre dame era l’onore,
     Perchè è di viso e di persona bella;
     Di leggiadria, di grazia e di valore
     Se alcuna fo compita, lei fu quella.
     Essa portava a un cavalliero amore,
     Nobil di schiatta e famoso de ardire,1
     Leggiadro e bello a più non poter dire.

         Il sol, che tutto ’l mondo volta intorno,
     Non vedea un altro par de amanti in terra
     Sì de beltade e de ogni lode adorno.
     Una voglia, uno amor questi duo serra,
     E cresce ogniora più di giorno in giorno.2
     Or Trufaldino a possanza di guerra
     Mai non puotria pigliar Montefalcone,
     Chè sua fortezza è fuor de ogni ragione.

         Sopra de un sasso terribile e duro,
     Un miglio ad alto, per stretto sentiero,
     Se perveniva al smisurato muro;
     Nè a questo s’apressava di leggiero,
     Perchè un profondo fosso e largo e scuro3
     Volgie il castello intorno tutto intiero;
     Ciascuna porta ove dentro si vane,
     Ha di tre torre fuora un barbacane.

         Con incredibil cura si guardava
     Questa fortezza de il franco Orrisello;4
     Lui temea Trufaldin che lo odïava,
     E fatto ha già più assalti a quel castello,5
     E con vergogna sempre ritornava.
     Or sapeva quel re de ogni altro fello
     Che la sorella del conte, Albarosa,
     Polindo amava sopra ogni altra cosa.

  1. P. di sangue.
  2. Ml., Mr. e P. più ognor.
  3. P. fosso, largo.
  4. Ml. e Mr. de il; P. del.
  5. Mr. salti.