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del signor montaigne 11

lando a tutti in generale, ringraziò Dio che in sì estremo articolo vedevasi accompagnato dalle persone più care che avesse al mondo; e che per lui era una consolazione il veder raccolti insieme quattro così concordi e così legati d’amicizia; essendo cosa mirabile, diceva egli, che no’ ci volessimo bene l’uno per amor dell’altro. Ed avendo raccomandato ciascuno di noi all’altro, continuò: “Dato sesto al patrimonio, bisogna pensare all’anima. Io son cristiano, son cattolico: tale ho vissuto, e tale voglio morire. Chiamatemi un prete, chè, non vo’ mancare a questo ultimo debito di cristiano”. Qui cessò il suo parlare, cui egli avea continuato con tal viso fermo, con tal forza di parola e di voce, che, dove, entrandogli in camera, l’avevo trovato debole, strascicar le parole a fatica, co’ polsi abbattuti come da febbre lenta, quasi in bocca alla morte, pallido e smorto, allora parea che quasi per miracolo avesse ripreso novello vigore: colorito, il polso più forte, tanto che gli feci tastar il mio per confrontargli. Sì, sul momento mi si strinse il cuore, e non seppi come rispondere: due ore dopo, non solo per mantenergli questa grandezza di coraggio, ma anche perchè zelatore come sempre sono stato del suo onore e della sua gloria, avrei voluto più testimonj a sì nobili prove di magnanimità, e più gente lì in camera, gli dissi di aver fatto il viso rosso dalla vergogna per essere a me mancato il coraggio di udire quello che egli così grave malato aveva avuto coraggio di dirmi: che sino allora non aveva mai pensato che Dio ci desse così gran vantag-