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RAGGUAGLIO XVI L’universitá degli ortolani manda ambasciadori ad Apollo per impetrar da lui qualche strumento da poter senza spesa mondar gli orti loro dalle erbe inutili, e da Sua Maestá sono scherniti. Sono comparsi a questa corte gli ambasciadori spediti dagli ortolani dell’universo, i quali hanno esposto a Sua Maestá che o per la mala qualitá de’ semi e delle terre o per li cattivi influssi celesti, negli orti loro copia tanto grande si generava di erbe cattive, che non potendo essi piú supplire alla spesa di mondarli, erano forzati o abbandonar gli orti o alterar il prezzo alle cocozze, ai cavoli e agli altri erbaggi, se da Sua Maestá non venivano soccorsi di qualche strumento, col quale senza far cosi eccessive spese avessero potuto mondarli. Grandemente rimase maravigliato Apollo della sciocca domanda degli ortolani, e con molta indignazione rispose a quegli ambasciadori che riferissero agli ortolani che nel purgar gli orti loro dall’erbe dannose si seryissero degli ordinari strumenti delle mani e delle zappe, poiché migliori non si potevano né trovare né desiderare, senza domandar cose impertinenti. Animosamente replicarono allora gli ambasciadori eh’essi avevano fatta somigliante domanda mossi dal beneficio che vedevano che Sua Maestá aveva conceduto ai prencipi, i quali, per purgar gli orti degli Stati loro dall’erbe inutili e dalle piante sediziose che per grandissima infelicitá degli uomini buoni vi nascono in tanta copia, aveva dato i mirabili strumenti del tamburo e della tromba, al suono dei quali la malva, la cicuta, la mercorella e le altre piante dannose degli uomini inutili, per dar luogo alla lattuca, alla pempinella, all’acetosa e alle altre erbe utili degli artigiani e degli altri cittadini fruttuosi, da loro stesse con allegria grande si vedevano saltar fuori della terra e andar a seccarsi e morire fuor delle fratte del giardino di quella lor patria alla quale sommamente erano dannosi, e che somma felicitá degli ortolani e beneficio