Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. II, 1948 – BEIC 1771928.djvu/47

RAGGUAGLIO XI

I popoli di Focide, per non esser loro da’ministri di Apollo osservati i privilegi della patria, apertamente si ribellano; e, da un senatore essendo quietati, mandano nuovi ambasciadori a Sua Maestá.

Verissimo è il precetto c’hanno lasciato scritto i politici, che i popoli, che co’ larghi privilegi lungo tempo sono vivuti in una mezza libertá, con molta difficultá si riducono a ricever tutta la servitú. Questo si dice, perché i rumori di Focide, suscitati per l’inosservanza de’ privilegi loro, de’ quali appieno si scrisse l’ordinario passato, sempre piú sono andati crescendo, fin tanto che alli nove del corrente quel popolo, piú che mai infellonito, vedendo che da’ ministri camerali di Apollo ostinatamente li si negava la soddisfazione che chiedeva, pigliò le armi pubbliche e, con esse correndo la cittá, gridava libertá; quando il supremo magistrato di Focide, per l’accidente di tanta novitá gravemente commosso, chiamò il popolo sollevato a parlamento. E allora che le turbe tutte armate si erano congregate nella piazza maggiore, è fama che un senatore, di bontá di animo e di esperienza il piú insigne di Focide, dalla pubblica ringhiera ragionasse in questa sentenza: — La piú importante e pericolosa impresa, dilettissimi Focesi, che possano intraprender i sudditi, è mostrar cervicacia verso il prencipe loro, e contro lui impugnar le armi della ribellione; mercé che ne’ prencipi non si truova tal virtú di clemenza, che sappiano perdonare ingiurie tanto segnalate, le quali, se pur alcuna volta si condonano, non però si scordano mai. Ond’è che somiglianti eccessi giammai passano senza il loro condegno castigo, perché, come suol accadere di tutte le offese che o si dissimulano per prudenza o si perdonano per necessitá, a suo tempo e luogo con fierezza tanto maggiore sono vendicate alla fine, quanto il risentimento, differito in tempo opportuno, piú è stato tardo. E Iddio liberi noi e ogni altro popolo posto nelle nostre calamitadi da quelle