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chivio di Stato di Venezia, nella « Miscellanea atti diversi Mss. », busta 65 i, conserva un codicetto del sec. XVII, di 39 carte legate in cartoncino chiaro, scritte da varie mani e con molte cancellature, aggiunte e correzioni, che porta il titolo: «Famiglia Trissina. Apologia Gio. Giorgio Trissino contro Trajano Boccalini». Nella guardia: « Declamationis oratoriae editio secunda. De laudibus familiae Trissinae et prò defensione Io. Georgii Trissini contra obtrectatorem Traia. Boccal. habita in Academia generosorum ab A. Mauro et a Francisco Rugerio C. R. Congregationis Somaschae edita». Parrebbe dunque che l’autore fosse il Mauro ed il Ruggieri soltanto l’editore; quanto al codice, esso rappresenta evidentemente l’originale approntato per una ristampa dell’opuscolo, che poi non ebbe luogo. Dello stesso Ruggieri rimane anche una raccolta di De laudibus Urbani Vili P.O.M. Carmina (Romae, Alexander Zannettus, 1623) e Meletae pomeridianae (Mediolani, Malatesta, 1627).

334 9 NellY/a/za liberata dai Goii (Roma, 1547) il Trissino non introdusse, ma semplicemente mantenne l’uso delle lettere greche, ch’egli aveva tentato di introdurre nella grafia italiana fin dal 1524, stampando, sempre in Roma, la sua Sofonisba ed una Epistola intorno alle lettere nuovamente aggiunte alla lingua italiana.

334 18 È la sola citazione diretta da Livio (XXXIV, 54, 8) contenuta nei Ragguagli.

33620 Niccolò Franco (1515-1570) da Benevento, il malèdico amico e collaboratore dell’Aretino, condannato alla forca da Pio V per le sue irriverenti pasquinate.

337 *8 Non trovo menzione di questo Costanzo Albicini, «publico arcigogolante », cioè escogitatore di espedienti fiscali, che il Boccalini, in una variante rifiutata di Cent. II, 57, dice « soggetto molto conosciuto nella corte di Roma».

339 5 II seguente episodio relativo al Caro, trattato ben piú diffusamente, forniva originariamente materia ad un ragguaglio indipendente, conservato in P al n. 28, in copia col titolo autografo: « Castelvetro bastonato dal Caro», che riappare tal quale nell’indice pure autografo della c. 184. Lo riproduco per disteso:

« Sanno tutti i lettori le risse, le contese e le dispute grandi che son nate tra il Castelvetro e Annibai Caro, quando quella canzone, che fu fatta come usci dalla vena di poesia naturale, fu nondimeno censurata dal Castelvetro con una lima pedantesca e fu trovato in quella mercanzia che il gioco, la pula superava