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LIBRO PRIMO | 43 |
101
E poi venuto se’ ad assediarmi
Come nimica d’ogni tuo piacere,
E più volte provate hai le tue armi
Alle mie mura, e ancora potere
Da quelle non avesti di cacciarmi,
Perchè, per adempier lo reo volere
Ch’hai contro a me, la terra fai cavare,
Per poi potermi senza arme pigliare.
102
Certo di ciò la cagion non conosco,
Ch’io non t’offesi mai, nè son Medea
Che per invidia ti voglia dar tosco:
Anzi la tua virtù sì mi piacea,
Quando si ragionava talor nosco,
E di vederti gran disio avea,
E ancora disiava tua contezza,
Tanto gradiva tua somma prodezza.
103
Ma di ciò veggio contrario l’effetto,
Considerando la tua nuova impresa;
Pensando che non ci abbia alcun difetto
Commesso, e sia subitamente offesa,
Senza aver io di te alcun sospetto:
Di che nel core non poco mi pesa.
E non men forse per la tua virtute,
Ch’io faccia per la mia propria salute.