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412 LA TESEIDE


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E se alcuno forse oppor volesse
     A questa verità, ver me dicendo,
     Se fosse vero ch’io amato l’avesse,
     Non l’avrei incitato combattendo;
     Risponderei che quella mi movesse
     A tal follia, che sempre ita è accendendo
     De’ nostri primi i cuori; ond’io saraggio
     Sempre mai tristo, ch’io ci viveraggio.

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Perchè se io Emilïa pigliassi,
     Altro non fora che questo negare:
     Nè per segno maggior ch’io disiassi
     La morte sua, potrei altrui mostrare;
     La qual quanto mi doglia credo sassi
     Per tutti voi: non voglio adunque fare
     Cosa che il contrario se ne veggia,
     Nè di ciò prego ch’alcun mi richeggia

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Se Arcita morendo questo disse,
     Volle ver me usar sua cortesia,
     Nè perciò legge a me in ciò prescrisse
     Che s’io non la volessi fosse mia:
     Ben mi credo che s’io vi consentisse,
     Per cortesia renderei villania:
     E però intendo che mentre ad altrui
     Che a me non si dà, sia pur di lui.