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LIBRO DECIMO | 361 |
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E se Teseo vorrà pur che io sia
D’alcuno sposa, agl’inimici sui
Mi mandi, acciò che la sciagura mia
Ad essi noccia, e sia utile a lui:
E Palemon è tal, che s’el disia
D’avere sposa e’ troverà altrui
Che gli sarà più non sare’ i’ felice:
E ciò il cor manifesto mi dice.
81
Gli stremi baci, oimè, li qua’ dolente
Mi cerchi, ti darò volonterosa,
E prenderogli ancora parimente
A mio poter, dopo li qua’ mai cosa
Non fia ch’io baci più certanamente:
Ma la mia bocca sempre, come sposa
Di te, co’ baci che le donerai,
Guarderò mentre in vita sarò mai.
82
E quinci quasi furïosa fatta,
Piangendo con altissimo romore,
Sopra lui corse in guisa d’una matta,
Dicendo: caro e dolce mio signore,
Ecco colei che per te fie disfatta,
Ecco colei che per te trista more,
Prendi li baci estremi, dopo i quali
Credo finire i miei eterni mali.