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LIBRO SESTO | 199 |
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A cui dal lato pendeva sinestro
Uno scudo assai rozzo per lavoro,
Nel qual pareasi Atlantide silvestro
Fatto, Argo ingannar col suo sonoro
Nuovo strumento, e lui uccider destro
Vi si vedeva ancor senza dimoro:
Eravi ancor quando divenne Geta
Per far del padre la volontà cheta.
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Eravi ancor ciò che per Erse fece,
Ed altre opre di lui v’eran distinte,
Le qua’ per brevità qui dir non lece:
Ma pur tra l’altre da parte dipinte
L’opere sue già fatte dritte o biece:
Eran le braccia sue al collo avvinte
Di Carmenta, di cui Evandro nacque
Nel tempo ch’ella ’n Cilleno a lui piacque.
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In cotal guisa co’ suoi rugginoso
Dell’arme e del sudor venne in Atene:
E benchè bel non paia, valoroso
Chiunque il vede veramente il tene;
E fe’ , del modo suo non borïoso
Ma umíle, parlare a tutti bene:
Ben s’ammiraron della condizione
Chiunque il vide a sì fatto barone.